26 gennaio 2010

Prossima riunione

Prossima riunione C3o

mercoledì 27 gennaio '10
ore 16.00

presso Casa Morigi
Via Morigi, 8
MM Cairoli

(suonare Arte officina o Sala riunioni)

Assemblea nazionale unitaria CPS NAZIONALE-PRECARI COBAS-PRECARI della scuola IN LOTTA

COMUNICATO STAMPA ASSEMBLEA NAZIONALE UNITARIA DEI PRECARI DELLA SCUOLA 31 GENNAIO NAPOLI

I precari della scuola non si arrendono!
-In vista dell'approvazione della riforma degli istituti superiori,
-in vista della pubblicazione delle disponibilità dei posti di organico e di diritto,
-per contrastare ancora i tagli già effettuati e quelli che verranno,
-per ristabilire modulo e compresenze nella scuola primaria,
-per tutelare i diritti degli alunni diversamente abili,
-per difendere il diritto allo studio e il diritto al lavoro,
-per dire no alla privatizzazione della scuola pubblica statale,
-per ottenere la parità di trattamento economico, giuridico e sindacale
i precari della scuola statale italiana indicono un'assemblea nazionale il 31 gennaio a Napoli.
L'assemblea è aperta a tutto il mondo scuola e a tutti coloro che vorranno portare il proprio contributo con il seguente odg:

Contenuti, modalità e tempi di una manifestazione nazionale sull’emergenza scuola
Mobilitazioni e iniziative di lotta sui territori

l'assemblea si svolgerà presso PALAZZO ARMIERI VIA MARINA 19/C 80133 NAPOLI dalle ore 10,00 alle ore 16,00

CPS (COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA) NAZIONALE
PRECARI COBAS
PRECARI della scuola IN LOTTA


SIAMO ANCORA IN TEMPO BLOCCHIAMO LO SCEMPIO CHE QUESTO GOVERNO STA FACENDO SULLA SCUOLA ITALIANA

24 gennaio 2010

SCIOPERO SCRUTINI PRIMO QUADRIMESTRE

Riportiamo la notizia dello sciopero degli scrutini nel primo quadrimestre, indetto dai Cobas della Liguria.

I Cobas Scuola di Genova proclamano a livello provinciale uno sciopero per le intere giornate di mercoledì 3 e giovedì 4 febbraio 2010. Lo scopo di questi due giorni di sciopero è quello di, violando il tabù dell’intoccabilità degli scrutini, richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul processo di smantellamento della scuola pubblica e sul più grande taciuto e mistificato licenziamento di massa mai attuato in Italia. Nonostante i limiti imposti dalla legge 146 del 1990, dalla legge 83 del 2000 e dall’articolo 3 allegati ccnl 1999, è comunque possibile scioperare il 3 e il 4 febbraio l’intero giorno per bloccare gli scrutini.
Scioperiamo per rilanciare un percorso di lotta che porti tra l’altro ad un più forte ed efficace blocco degli scrutini finali.

23 gennaio 2010

Lettera aperta del Coordinamento Precari Scuola Catania ai vertici della CGIL

Il CPS Catania accoglie con rammarico il risultato della riunione della segreteria regionale della FLC-CGIL, che si è tenuta ieri 20 gennaio alla presenza del segretario nazionale e nella quale si è registrata una netta chiusura del sindacato all'ipotesi di sciopero degli scrutini. I vertici della CGIL hanno annullato settimane di proficua collaborazione tra sindacato e movimento dei precari, collaborazione che aveva prodotto la lodevole apertura delle FLC di Catania e Caltanissetta alla proposta di sciopero degli scrutini avanzata dai precari. Prendiamo atto di poter contare per questa lotta solo sull'appoggio del Sindacato di base là dove i numeri lo permettono. Se la CGIL avesse mobilitato la sua corazzata nel giro di poco tempo si sarebbe potuto facilmente mettere in piedi un'azione di protesta di sicuro impatto positivo sui lavoratori e di grande imbarazzo per il governo. Purtroppo è mancata la volontà politica! Questa battuta d'arresto imposta dalla CGIL rallenta, non vanifica, la prospettiva di sciopero degli scrutini sulla quale convergono ogni giorno sempre più consensi anche fuori dalla Sicilia. Da domani lanciamo in tutta Italia la campagna verso lo sciopero degli scrutini di giugno, da Sud a Nord, città per città, scuola per scuola. Vogliamo sperare che in futuro i vertici della CGIL, aprendosi alla proposta di alleanza lanciata dal Movimento Scuola Sicilia, rispondano attivamente alle istanze dal basso dei lavoratori; o che lascino libere le federazioni locali di decidere se appoggiare o meno le lotte anche se estranee ai vertici del sindacato; o che evitino di boicottare le iniziative dei lavoratori solo perché promosse fuori dalla CGIL.

22 gennaio 2010

Fiaccolata ITSOS Curie di Cernusco S/N

Stasera, alle ore 18.00, a Cernusco S/N, da P.zza Unità d'Italia, partirà una fiaccolata contro la riforma delle scuole superiori, organizzata dai docenti dell'Itsos "Marie Curie".
Il Co3 dà appuntamento alle ore 17,50 all'uscita della MM Cernusco.

19 gennaio 2010

Prossima riunione

Prossima riunione C3o:

giovedì, 21 gennaio '10
ore 16.30

presso Casa Morigi
Via Morigi, 8
MM Cairoli
(Suonare Arte officina o Sala riunioni)

18 gennaio 2010

Nessuno escluso! Riflessione sulla direttiva ministeriale di un tetto del 30% agli alunni stranieri nelle scuole italiane

NESSUNO ESCLUSO!

L'8 gennaio 2010 è stata emanata dal direttore generale Dutto una circolare riguardante l'inserimento nella scuola italiana degli “alunni con diversa provenienza ed esperienza scolastica” contenente la direttiva di porre un tetto del 30% alla presenza di questi alunni nelle nostre classi. Nella circolare si ravvisano criticità e “problemi di non facile gestione e soluzione che incidono negativamente sull'efficacia dei servizi scolastici e sugli esiti formativi” rispetto al numero crescente di studenti con diversa provenienza “sociale, culturale, etnica e con differenti capacità ed esperienze di apprendimento”. Non vi è traccia, invece, dell'analisi di quei potenziali aspetti positivi ascrivibili alla presenza di alunni stranieri nelle nostre classi. La diversità di condizione sociale, di provenienza culturale, di livello di scolarizzazione, di abilità e capacità di apprendimento costituisce una varietà che contraddistingue da sempre in modo più che positivo la scuola pubblica italiana rendendola un luogo aperto a tutti, un terreno fecondo per il confronto e il dialogo, una palestra di tolleranza e integrazione.
La maggiore presenza di alunni stranieri, si legge nella circolare, impone ai docenti il superamento di “modelli e tecniche educative e formative tradizionali e [spinge verso] l'adozione di metodologie, strumenti e contributi professionali adeguati alle nuove e diverse esigenze”. Quello che sembra emergere come un dato negativo è invece un presupposto fondante della professionalità docente in quanto ogni intenzionalità educativa è sempre costruita in funzione della relazione che si instaura con le diverse soggettività discenti, le quali cambiano di anno in anno e da classe a classe. Pertanto non può esistere una didattica “tradizionale” se non quella di ottocentesca memoria di un maestro sempre identico a se stesso; la pedagogia del Novecento ha, infatti, da lungo tempo superato questo tipo di visione educativa mettendo al centro della didattica lo studente e le sue specificità, abilità e potenzialità da esprimere sempre nel rispetto delle altrui specificità in un clima che il docente contribuisce a rendere sereno, collaborativo e improntato alla reciprocità. Se il fenomeno dell'aumento degli alunni stranieri nelle nostre classi spinge i docenti alla ricerca e al perfezionamento della didattica disciplinare, quindi, è un fattore altamente positivo!
Gli insuccessi scolastici, gli abbandoni, i ritardi nei percorsi di studio sono davvero da attribuire alla presenza nelle nostre scuole di alunni stranieri o “con differenti capacità ed esperienze di apprendimento” come vorrebbe far apparire il ministero dell'istruzione? O piuttosto c'è da preoccuparsi nel nostro paese quando la ministra Gelmini, guardando alla scuola, all'educazione e alla formazione dei giovani pensa che possa essere sufficiente cercare di gestire e amministrare gli studenti attraverso un rigido computo numerico “orientando i flussi delle iscrizioni tra le varie istituzioni scolastiche e l'equilibrata ripartizione degli alunni tra le classi” e esortando più o meno esplicitamente i Collegi docenti e i Consigli di Istituto a optare per una sorta di “segregazione educativa”? L'inclusione degli studenti stranieri, nelle nostre classi prima e nella società poi, non può essere realizzata a partire da un rigido monitoraggio del flusso di iscrizioni nelle singole realtà scolastiche. L'inclusione si realizza nelle nostre classi più facilmente quando le istituzioni scolastiche hanno a disposizione docenti di L2, mediatori culturali, facilitatori che possano svolgere quel prezioso lavoro di accoglienza e orientamento linguistico e culturale. Il mediatore rappresenta, infatti, un ponte tra due realtà, tra due mondi favorendo ogni giorno conoscenza, riconoscimento reciproco e dialogo. Ancora una volta è importante ribadire che trattare i nostri studenti come numeri non solo non porterà all'obiettivo dell'inclusione più velocemente, ma oltre a rappresentare una modalità mortificante di approccio al mondo della scuola, certamente non ci consentirà di raggiungere gli obiettivi previsti dalla strategia di Lisbona per i paesi dell'Unione Europea secondo la quale dovrebbero assumere sempre maggiore importanza proprio quelle figure professionali che contribuiscono alla coesione sociale perseguendo interazione tra le culture, pari opportunità, dialogo, non discriminazione, interscambio.
I fattori problematici per gli studenti immigrati come la dispersione, gli abbandoni e i ritardi nell'itinerario scolastico sono rischi ascrivibili a una serie di concause tra le quali non è da escludersi il clima tutt'altro che accogliente della società italiana dove spesso lo spazio mediatico è saturo di atteggiamenti xenofobici e provvedimenti di legge restrittivi, punitivi o improntati al controllo e alla marginalizzazione.
Per quanto concerne le difficoltà rispetto alla lingua italiana, occorre precisare che un numero rilevante di studenti stranieri che frequentano le nostre scuole sono in realtà nati in Italia e quindi possiedono una doppia competenza linguistica. Per gli studenti migranti che presentano delle difficoltà in quanto non nati nel nostro paese occorre tenere presente che l'apprendimento della lingua italiana si rivela maggiormente efficace quando si è immersi in un ambiente di parlanti tale lingua sentendosi nello stesso tempo parte di una comunità di discenti che condivide conoscenze specifiche e il medesimo percorso di crescita. È proprio in classe che si gioca la prima opportunità di integrazione, pertanto differenziare i percorsi degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado significa scegliere di mancare questa opportunità pensando che evitare il confronto tra culture diverse da quella italiana possa poi produrre quelle dinamiche interculturali spesso citate nella suddetta circolare. Senza contare la grande volizione manifestata nello studio da parte di molti studenti stranieri che affrontano il proprio percorso scolastico con grande motivazione alla riuscita e che sono, quindi, in grado se opportunamente incentivati, sostenuti e incoraggiati di ottenere risultati brillanti nonostante le difficoltà iniziali. Ma perché il successo scolastico possa essere una meta raggiunta da molti di questi studenti occorre che il ministero dell'istruzione per primo si faccia carico delle spese necessarie per costruire un percorso di orientamento parallelo a quello scolastico attraverso l'opera dei mediatori culturali e l'attivazione di corsi L2 senza mai rinunciare contemporaneamente alla libera e piena partecipazione degli studenti nelle stesse classi e con le medesime opportunità degli studenti italiani.
Dalla circolare traspare la convinzione secondo la quale coesione sociale e successo scolastico si costruiscono a partire dalla conoscenza e dalla pratica della lingua italiana, nonché dall'insegnamento di Cittadinanza e Costituzione. Non si comprende bene, però, come la costruzione di percorsi differenziati e di opportunità disuguali tra gli studenti – laddove si pone un limite, un tetto del 30% alla frequenza degli alunni stranieri tale da orientare questi studenti in funzione della loro stessa distribuzione nelle istituzioni scolastiche del territorio piuttosto che rispetto alla personale predisposizione, alle abilità o agli interessi personali – possa condurre all'obiettivo della coesione sociale. Praticare nella quotidianità la coesione all'interno della dimensione scolastica è, invece, il punto di partenza per giungere alla conoscenza della lingua italiana a sua volta premessa di una buona riuscita nel percorso scolastico di tutti gli studenti. Del resto quale modo migliore di insegnare Cittadinanza e Costituzione se non quello di praticarne attivamente i principi imparando a stare insieme nonostante le differenze economiche, religiose, culturali, linguistiche? Imparando a conoscere l'altro da sé senza pregiudizi, costruendo il dialogo nella prossimità e nella vicinanza? Occorre che i genitori, i docenti e l'opinione pubblica non cadano nella tanto ignobile quanto falsa trappola del timore che la presenza di alunni stranieri nelle nostre scuole possa incidere negativamente sul rendimento degli alunni italiani per due ragioni: perché la presenza di alunni stranieri è spesso stata registrata come causa positiva del successo scolastico, ma soprattutto perché è fondamentale preoccuparsi del rendimento di tutti gli studenti, italiani e non, presenti nelle nostre scuole.
La circolare emanata dal dott. Dutto prevede che le scuole inizino a “programmare il flusso delle iscrizioni con azioni concertate e attivate territorialmente con l'Ente locale e la Prefettura e gestite in modo strategico dagli Uffici Scolastici Regionali”. Gli studenti appena arrivati in seguito al ricongiungimento familiare e quelli con minore conoscenza della lingua italiana dovrebbero essere suddivisi nelle classi in base ai seguenti criteri:
1. il numero degli alunni con cittadinanza non italiana presenti in ciascuna classe non potrà superare di norma il 30% del totale degli iscritti;
2. il limite del 30% entra in vigore dall’anno scolastico 2010-2011 a partire dal primo anno della scuola dell’infanzia e dalle classi prime sia della scuola primaria, sia della scuola secondaria di I e di II grado;
3. il limite del 30% può essere innalzato – con determinazione del Direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale – a fronte della presenza di alunni stranieri (come può frequentemente accadere nel caso di quelli nati in Italia) già in possesso delle adeguate competenze linguistiche;
4. il limite del 30% può di contro venire ridotto, sempre con determinazione del Direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, a fronte della presenza di alunni stranieri per i quali risulti all’atto dell’iscrizione una padronanza della lingua italiana ancora inadeguata a una compiuta partecipazione all’attività didattica e comunque a fronte di particolari e documentate complessità.
I criteri andranno applicati sia rispetto alla composizione delle classi sia rispetto alla distribuzione degli alunni nelle scuole del territorio attraverso la sottoscrizione di patti territoriali che vedranno coinvolti nell'organizzazione di questi flussi le istituzioni scolastiche, le Prefetture, le Province, i Comuni, gli Uffici scolastici, le scuole paritarie.
Rispetto alle iniziative e alle misure coordinate che gli Uffici Scolastici Regionali dovranno prendere nell'ambito dei sopraccitati patti territoriali desta una certa preoccupazione leggere i seguenti passaggi della circolare: “attivare idonee azioni di indirizzo nei momenti di passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria, da questa alla scuola secondaria di primo grado e da quest’ultima alla secondaria di secondo grado, nella prospettiva di un progressivo riequilibrio della presenza di alunni stranieri di recente immigrazione nei diversi settori del sistema di istruzione”; “prevedere dispositivi comuni per il passaggio delle informazioni tra le diverse scuole, con particolare attenzione alle azioni di orientamento”. L'azione di orientamento legata alla continuità tra i diversi ordini di scuola sembra improntata, all'interno di questo testo, unicamente alla prevenzione del sovraffollamento piuttosto che alla formazione e al corretto orientamento rispetto a specificità, abilità e competenze dei singoli studenti. Senza contare che la costrizione a dover lasciare la zona in cui i ragazzi vivono e crescono in funzione all'obbligo di rispettare la soglia del 30% costituisce una difficoltà ulteriore per questi studenti che dovranno ricominciare ancora una volta a creare nuovi legami e nuove relazioni con il gruppo dei pari.
Gli allievi stranieri possono essere assegnati a una classe diversa da quella che corrisponde all'età anagrafica – come prevede il D.P.R. 394/99 art.45 comma 2 – dal Collegio docenti sulla base di criteri come “l'accertamento di competenze, abilità e livelli di preparazione dell'alunno; la valutazione del corso di studi eventualmente seguito dall'alunno nel Paese di provenienza, del titolo di studio eventualmente posseduto dall'alunno”. Ma nella circolare dell'8 gennaio si invita esplicitamente il Collegio docenti a costituire una commissione di docenti che aggiunga ai criteri previsti dalla normativa quello della verifica delle competenze linguistiche in ingresso ribadendo la necessità di tenere conto della distribuzione degli alunni di cittadinanza non italiana adottando il criterio della soglia del 30%.
Le scuole dovrebbero inoltre attivare, a partire dal prossimo anno scolastico, delle iniziative di alfabetizzazione linguistica utilizzando le risorse messe a disposizione dalla legge 440/97 per realizzare moduli intensivi, laboratori linguistici, percorsi personalizzati di lingua italiana sia in orario curricolare sia in corsi pomeridiani. Per realizzare questo ampliamento della propria offerta formativa le scuole dovrebbero utilizzare la quota di flessibilità del 20 per cento destinato per corsi di lingua italiana di diverso livello ed eventualmente “utilizzare risorse professionali offerti e/o organizzati dal territorio”. In realtà i contenuti espressi in questi passaggi della circolare appaiono difficilmente coniugabili con le disponibilità finanziarie contenute nella legge 440/97 per l'anno 2009 per cui sono stati assegnati 140.523.964 euro, cioè 38.871.311 euro in meno rispetto al 2008. Di conseguenza, essendo negli ultimi anni sempre più cospicuo il taglio dei finanziamenti alla scuola pubblica statale, si deve dedurre che, a meno di non dover essere costretti a chiedere un contributo alle famiglie, tutti gli interventi volti alla promozione dell'inclusione e dell'integrazione dovranno essere decurtati di una cifra così alta da mettere in seria difficoltà le scuole le quali probabilmente non potranno mantenere o incentivare queste attività progettuali nonostante nella legge 440/97 esse siano previste come essenziali e prioritarie. La gestione della presenza degli alunni stranieri attraverso l'applicazione del criterio della soglia del 30% potrebbe, invece, essere l'unico provvedimento realizzato dalle istituzioni scolastiche in quanto non comporta costi; provvedimento questo che certamente non realizzerà inclusione e integrazione degli alunni stranieri nella scuola italiana.

Ernesta Bevar

http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2010/allegati/cm2_10.pdf

17 gennaio 2010

Assemblea interregionale CPS

Nonostante la mannaia dei tagli, la scuola italiana fatica a reagire e ciò è più evidente al centro nord dove anche tra i nostri colleghi precari molti non vogliono vedere e si aggrappano alla speranza di miseri contratti. Nel frattempo avanza anche la "riforma" delle scuole superiori che a regime, entro il 2012, con la prevista riduzione di indirizzi e di classi, provocherà la perdita di oltre 17.000 posti di lavoro. Dobbiamo agire prima che sia troppo tardi!
Per questo sentiamo la necessità di preparare il momento in cui non si potrà più far finta di non vedere e proprio perché molti hanno ottenuto un contratto è possibile anche pensare di rafforzare la proposta di blocco degli scrutini di fine anno.
Inoltre, dai contatti con alcuni dei gruppi di precari del centro-nord abbiamo avuto l'impressione che non tutti hanno le forze di spostarsi alla prossima assemblea nazionale a Napoli del 31 gennaio. Possiamo, però, in modo più agile cogliere l'occasione di vederci in faccia per tentare di rilanciare in modo coordinato la mobilitazione nel centro-nord e portare il contributo di più gruppi all'assemblea di Napoli.

Per questi motivi, i Coordinamenti dei Precari della Scuola di Bologna, Milano, Mantova in vista delle prossime tappe dell'approvazione della riforma Gelmini, per tentare di costruire un'opposizione più ampia e radicata nel centro-nord, vi invitano
all' Assemblea Interregionale
a Bologna
domenica 24 gennaio 2010
ore 10 al Vag 61,
via Paolo Fabbri 110
nei pressi di Porta San Donato
(dalla Stazione FS BUS 37 fermata S.Egidio
oppure BUS 32 o 36 fermata Porta S. Donato)

Ordine del Giorno

  • calendario prossime mobilitazioni
  • il blocco degli scrutini aspetti organizzativi e normativi

Contatti: precariscuola.bologna@gmail.com

15 gennaio 2010

Da Il Manifesto, 15 gennaio 2010, anno XL, n.°12

TAGLIO MEDIO di Sara Branca *
IN PIAZZA In San Babila una fiaccolata per la scuola
Liceo Brocca, Piano nazionale informatica, istituti tecnici a ordinamento speciale. Nomi opachi e enigmatici per molti, ma non per centinaia di migliaia di docenti, studenti, famiglie che per anni ci hanno investito energie e aspettative. Per loro significano studio del diritto al Liceo scientifico, un'approfondita formazione scientifico-matematica, l'insegnamento della filosofia ai periti elettrotecnici e chimici. Sono solo alcune delle sperimentazioni spazzate via dal Regolamento per il riordino dell'istruzione secondaria di II grado, che sarà approvato dalla Commissione cultura della Camera. A ispirarlo e sorreggerlo non un serio progetto pedagogico, ma una legge finanziaria che taglia 7,8 miliardi di finanziamenti in tre anni. Riduzione di spesa, essenzializzazione dei saperi, diminuzione dei piani orari, semplificazione, queste le linee guida della cosiddetta riforma delle superiori. Presentata dal governo come uno dei punti cardine dell'agenda politica e salutata dalla stampa come una ventata di aria fresca, la «riforma» nasconde una realtà diversa. Di ritorno al passato: l'impianto generale riporta alla divaricazione gentiliana tra licei e formazione professionalizzante. E di tagli indiscriminati, in cui a essere ridotte sono le materie d'indirizzo. Come al Liceo artistico, dove a perdere ore sono soprattutto le discipline plastiche e le altre materie tecnico-pratiche. O al liceo linguistico, in cui a pagare il prezzo più alto sono la seconda e la terza lingua straniera. O al liceo delle scienze umane, dove la scure del risparmio si abbatte proprio sulle scienze umane. Negli istituti tecnici a subire i tagli maggiori sono le ore di laboratorio. L'unica vera novità è l'ingresso di esperti del mondo del lavoro negli organi didattici, mentre giace da un anno in parlamento un progetto di legge che prevede la trasformazione delle scuole in fondazioni, ovvero l'aziendalizzazione dell'istruzione. Perché la scuola continui a essere un bene di tutti e non un affare per pochi; perché sia aperta e solidale, senza quote per gli stranieri, senza separazione tra formazione culturale di élite e istruzione professionalizzante; per sostenere i docenti, precari e di ruolo, invitiamo la cittadinanza a una fiaccolata, alle 18,30 in San Babila.

* Coordinamento lavoratori della scuola «3 ottobre» - CPS Milano
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20100115/pagina/01/pezzo/269107/

14 gennaio 2010

15 gennaio: PRESIDIO-FIACCOLATA


In occasione dell’approvazione dei Regolamenti per il riordino dell’istruzione secondaria di II grado, il Coordinamento lavoratori della scuola “3 ottobre” – CPS Milano organizza un

PRESIDIO-FIACCOLATA
venerdì 15 gennaio, ore 18.30, in P.zza San Babila a Milano,

per ribadire la propria contrarietà alla cosiddetta riforma delle superiori, che cancella indirizzi, sperimentazioni, materie, riduce le ore d'insegnamento e di laboratorio, distrugge posti di lavoro, solo in nome del risparmio, senza alcun reale interesse per la qualità dell'istruzione, da cui dipende il futuro del paese.

13 gennaio 2010

Anche il CPS Mantova scende in piazza

Il Coordinamento Scuola Mantova SOSTIENE la protesta e la lotta degli insegnanti dell’Istituto di Istruzione Superiore "Marisa Bellisario" di Inzago e del Coordinamento 3 ottobre, contro l’approvazione dei Regolamenti per il riordino dell’istruzione secondaria di II grado.
Contro la riforma degli istituti superiori il Coordinamento Scuola Mantova scende in piazza il 13 gennaio (ORE 15,30) manifestando con una critical mass che si concluderà con un presidio-fiaccolata.
coordinamentoscuolamantova@hotmail.it

Intervista a G. Palatrasio su Radio onda d'urto

Ascolta l'intervista radiofonica su "riforma" delle superiori, mobilitazione dell'IIS Bellisario di Inzago, presidio-fiaccolata C3o a Milano e Coordinamento scuola Mantova a Mantova.

http://www.radiondadurto.org/agenzia/2010-01-12-19-17_red_SCU-Palatrasio-agitazioneMilano-riformasuperiori.htm

11 gennaio 2010

Presidio in sostegno ai lavoratori dell'IIS Bellisario di Inzago

Il Coordinamento lavoratori della scuola "3 ottobre" – CPS Milano

sostiene la lotta dei lavoratori dell’Istituto di Istruzione Superiore "Marisa Bellisario" di Inzago, in stato di agitazione permanente contro l’approvazione dei Regolamenti per il riordino dell’istruzione secondaria di II grado, con un PRESIDIO DI SOLIDARIETÀ, mercoledì 13 gennaio ’10, dalle ore 21.

Ribadisce in tal modo la propria contrarietà alla cosiddetta riforma delle superiori, che in realtà cancella indirizzi, sperimentazioni e materie, riduce le ore d'insegnamento e di laboratorio, distrugge posti di lavoro, solo in nome del risparmio, senza alcun reale interesse per la qualità dell'istruzione, da cui dipende invece il futuro del paese.
Facciamoci sentire!!!

IIS "Bellisario" – S.S. Padana superiore 24 (Z405, Z406 da MM2 Gessate) – Inzago – Milano

Coordinamento lavoratori della scuola "3 ottobre" - CPS Milano

http://coordinamentoscuola3ottobre.blogspot.com/
coordinamento3ottobre@gmail.comcom


StramALEDETTI, LA SCUOLA SUPERIORE SI ATTACCA AL TRAM - PRESIDIO-FIACCOLATA

In occasione dell’approvazione dei Regolamenti per il riordino dell’istruzione secondaria di II grado, il Coordinamento lavoratori della scuola “3 ottobre” – CPS Milano organizza:
  • "StramALEDETTI, LA SCUOLA SUPERIORE SI ATTACCA AL TRAM"

martedì 12 gennaio '10, distribuzione delle cartoline C3o sull'approvazione dei Regolamenti delle superiori ai cittadini milanesi su tram e MM, per informare e promuovere il presidio-fiaccolata di venerdì 15 gennaio.

  • PRESIDIO-FIACCOLATA

venerdì 15 gennaio, ore 18.30, in P.zza San Babila a Milano,

per ribadire la propria contrarietà alla cosiddetta riforma delle superiori, che cancella indirizzi, sperimentazioni, materie, riduce le ore d'insegnamento e di laboratorio, distrugge posti di lavoro, solo in nome del risparmio, senza alcun reale interesse per la qualità dell'istruzione, da cui dipende il futuro del paese.

Coordinamento lavoratori della scuola “3 ottobre” – CPS Milano

Assemblea pubblica IIS Bellisario di Inzago

LA SCUOLA E' NOSTRA: RIPRENDIAMOCELA!

Entro il 14 gennaio la VII Commissione Cultura deve esprimere alla Camera il parere sui regolamenti per il riordino delle scuole superiori e sancire la definitiva approvazione della "riforma" delle scuole superiori.
Tale riordino si configura come un insieme indiscriminato di tagli ai finanziamenti alla scuola pubblica che avverranno tramite:

  • la diminuzione delle ore di lezione settimanali (in media si avrà una riduzione di 5 ore settimanali in tutte le scuole superiori di ogni ordine);
  • l'aumento degli alunni per classe (già in vigore da quest'anno, è stato alzato il numero massimo di studenti per classe fino ad arrivare a 33 alunni per classe);
  • l'inserimento (già in vigore da quest'anno) in una stessa classe di 2 o più alunni con disabilità;
  • la totale eliminazione delle compresenze;
  • una generalizzata diminuzione delle ore dedicate al sostegno degli studenti diversamente abili;
  • tagli alle ore di laboratorio e tecnico pratiche;
  • eliminazione di tutti gli indirizzi sperimentali e la riconduzione delle attuali sperimentazioni agli indirizzi di scuola tradizionali vecchi di almeno trent'anni;
  • tagli al personale tecnico amministrativo con grave danno per l'organizzazione e la sicurezza.

La professionalità di tutti noi ci impedisce di restare fermi a guardare mentre la scuola viene indebolita, perché nella scuola lavoriamo con passione e crediamo seriamente in quello che facciamo. Per questo motivo abbiamo deciso di proclamare nei giorni in cui verrà deciso il nostro futuro uno stato di agitazione permanente.
Invitiamo quindi genitori, colleghi di altre scuole, sindacati, partiti politici, rappresentanti delle istituzioni e cittadinanza tutta a sostenerci e a partecipare a:- Assemblea pubblica che si terrà all'interno della scuola mercoledì 13 alle ore 21- Conferenza stampa che si terrà all'interno della scuola mercoledì 13 alle 17.
LA SCUOLA E' DI TUTTI, DIFENDIAMOLA!

Comitato in difesa della scuola pubblica IIS “Bellisario” – S.S. Padana superiore 24 (Z405, Z406 da MM2 Gessate– Inzago – Milano)

comitatoscuolabellisario@gmail.com

3 gennaio 2010

La "riforma" e il P.d.l. Aprea

Nel tentativo di presentare i contenuti salienti dell’attuale ridefinizione del sistema scolastico, ci si trova in una situazione di grave imbarazzo. Innanzitutto, è difficile parlare di una vera e propria riforma, poiché si tratta piuttosto di un riordino, teso alla riduzione della spesa e dell’offerta formativa e non sorretto da un serio e chiaro progetto pedagogico. In secondo luogo, nonostante manchino pochi mesi alla chiusura delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico, non sono ancora stati approvati i regolamenti per il riordino delle scuole secondarie di secondo grado. Gli istituti superiori, quindi, si trovano costretti ad aggiornare i loro Piani dell’Offerta Formativa sulla base di bozze ufficiose e possono presentare in modo approssimativo e largamente presuntivo i propri curricoli di studio ai genitori dei ragazzi di terza media. Ritrovarsi in questa situazione di incertezza è tanto più grave in quanto il governo, nel dicembre 2008, aveva deciso di rimandare di un anno l’avvio del riordino delle scuole secondarie di secondo grado, giustificandosi con la necessità di far meglio conoscere alle famiglie i contenuti della “riforma”. Il fatto che, a tutt’oggi, quei contenuti circolino ancora in forma di bozza smentisce le giustificazioni del governo e manifesta l’approssimazione con cui sta riorganizzando la scuola italiana.
Per capire la natura di questa “riforma”, si deve tenere presente su quali disegni di legge essa si basi. A proposito, è molto significativo il fatto che il principale provvedimento, che sorregge l’intero riordino, non sia una legge che riguardi la pubblica istruzione, bensì una legge prettamente finanziaria, la 133/2008, “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”. L’art. 64 prevede, nel triennio 2009/2012, un taglio di 7,8 miliardi di Euro ai finanziamenti per la scuola pubblica, pari al 15% della spesa scolastica complessiva.
L’architrave sul quale si reggono i nuovi regolamenti per le scuole di ogni grado è però lo “Schema di piano programmatico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze” del settembre 2008. Lo Schema, previsto dallo stesso art. 64 della legge 133/2008, dispone una serie di interventi che consentano di realizzare le riduzioni di spesa disposte da quel provvedimento. Le linee guida del riordino dei cicli di istruzione, quindi, obbediscono a preoccupazioni di natura esclusivamente finanziaria. I decreti e i regolamenti approvati sulla base dello Schema di piano programmatico non fanno che tradurre, all’interno dei diversi gradi scolastici, quelle direttive tese al risparmio. Così devono essere intesi l’introduzione del maestro unico o prevalente, la riduzione di orario nelle scuole secondarie, la riconduzione di tutte le cattedre a 18 ore di insegnamento frontale. Altri provvedimenti, come il ritorno del grembiulino alle elementari e l’introduzione del 5 in condotta, non sono che utili schermi propagandistici, che occultano il reale contenuto del riordino dietro una demagogica e falsa riscoperta della severità degli studi.
Per la sua stessa natura, lo Schema di piano programmatico non tiene in alcuna considerazione la qualità dell’attività didattica. Le parole d’ordine su cui si basa sono flessibilità, in primo luogo del personale docente, cui sarà richiesto di insegnare una pluralità di discipline, anche in assenza di una preparazione specifica (a questa esigenza obbedisce l’accorpamento delle classi di concorso), ed essenzializzazione dei piani di studio. Grande assente nel disegno di riordino è la qualità dell’insegnamento, probabilmente perché essa difficilmente si concilia con il risparmio. Tutti gli interventi disposti dallo Schema, al contrario, si muovono nella direzione dell’impoverimento della didattica: la riduzione delle ore di scuola settimanali implica la scomparsa di alcune discipline di studio e la compressione di altre; la riconduzione di tutte le cattedre a 18 ore elimina la possibilità di supplire i docenti assenti e di potenziare l’offerta formativa; l’aumento del numero di studenti per classe (fino a 37 nel 2011/2012) ostacola la didattica, attenta alla sicurezza e favorisce la dispersione; la riduzione dei docenti tecnico-pratici impedisce il ricorso sistematico alla didattica laboratoriale. L’insieme di questi provvedimenti porterà, nel triennio, al taglio di 87.400 cattedre e di 44.500 posti di personale ausiliario-tecnico-amministrativo (ottenuto, quest’ultimo, con l’accorpamento delle scuole e con l’esternalizzazione di parte dei servizi scolastici).
I singoli regolamenti non fanno che declinare le linee-guida dello Schema di piano programmatico nelle scuole di diverso ordine e grado, senza riguardo alle esigenze didattiche. A puro titolo esemplificativo, basta esaminare l’ultima bozza di quello sui licei, per trovare nuove sorprese. Contrariamente a quanto più volte dichiarato dal Ministro, si assiste a una generale contrazione della Lingua inglese e, cosa ancora più sconcertante, a una drastica riduzione delle discipline di indirizzo. Se si eccettua infatti il liceo scientifico, dove si incrementa lo studio delle scienze, negli altri licei sono proprio le discipline caratterizzanti di ciascun corso di studio a pagare il prezzo più alto sull’altare del risparmio: nel liceo delle scienze umane il taglio colpisce soprattutto Psicologia, Sociologia e Scienze dell’Educazione; nel liceo artistico le Discipline Plastiche, oltre che Matematica e Fisica; nel linguistico la seconda e la terza lingua. In molti casi sono le disciplineimproduttive” dal punto di vista economico, come Diritto, Filosofia, Musica, Storia dell’Arte ad essere sacrificate, oltre alle attività laboratoriali. Sono solo esempi, che ben testimoniano però l’improvvisazione con cui si è proceduto a un riordino scolastico basato su obiettivi puramente economici.
Su un punto, tuttavia, si può dire che il governo stia procedendo con coerenza ad una riorganizzazione complessiva del sistema scolastico. Sacrificate le altre due “i” sbandierate nel corso di una vecchia campagna elettorale (internet e inglese), la terza assurge a vera protagonista della politica governativa in tema di istruzione. Si tratta dell’impresa, che in due sensi distinti concorre a configurare un modello di scuola molto diverso da quello tradizionale.
In primo luogo, si fa sempre più stretto il rapporto tra scuola e azienda. I regolamenti degli istituti secondari di secondo grado prevedono l’istituzione di Comitati scientifico-didattici, dotati di compiti consultivi e di indirizzo in ambito didattico, cui partecipino esperti del mondo lavorativo. È la prima volta che il rapporto di partnership con le imprese è ricondotto, in forma istituzionale e obbligatoria, all’interno delle scuole, anziché essere lasciato all’intraprendenza dei singoli Dirigenti Scolastici. Si delinea, inoltre, una ridefinizione della didattica in termini di competenze, che obbedisce alla logica aziendalistica sottesa al Piano di Lisbona. Le scuole superiori dovranno definire i profili in uscita dei loro studenti in termini di competenze ricalcate sulle richieste del mondo produttivo, più che di conoscenze disciplinari e di finalità educative più generali ed elevate. La stessa riduzione della spesa sembra obbedire al principio di sussidiarietà, architrave del Piano di Lisbona, che prevede la transizione a un sistema formativo misto pubblico-privato, in cui lo Stato cederebbe progressivamente il finanziamento e la gestione dell’istruzione al cosiddetto privato sociale.
In secondo luogo, la scuola stessa diventa sempre più simile ad un’impresa privata. L’aziendalizzazione degli istituti passa attraverso il progetto di legge Aprea, fermo alla Camera da un anno e mezzo. Esso prevede la trasformazione degli istituti secondari in fondazioni; il rafforzamento della figura del Dirigente scolastico, correlativo a un depotenziamento degli organi collegiali; la trasformazione del Consiglio d’Istituto in Consiglio di Amministrazione; il massiccio ingresso degli esperti del mondo produttivo nell’organo di governo della scuola; la rigida gerarchizzazione giuridica ed economica dei docenti.
Riduzione dei finanziamenti e aziendalizzazione della scuola sembrano quindi, a un esame più attento, due elementi che concorrono a un unico obiettivo di fondo: la trasformazione del sistema scolastico, nel quadro di una complessiva riduzione e ridefinizione dello Stato sociale. Il modello compiuto di questa ridefinizione è la scuola paritaria: sempre impegnata nella concorrenza al ribasso (nelle richieste didattiche) con le altre scuole; finanziata dallo Stato, ma gestita secondo logiche privatistiche; libera di derogare alle norme rispettate dalle scuole statali. L’On. Aprea è stata chiara su questo punto: l’obiettivo è creare una “scuola con un sistema misto Stato-privato”, ovvero porre fine all’anomalia del sistema scolastico italiano, l’unico in Europa in cui oltre il 90% degli studenti frequenta una scuola pubblica statale, gratuita, aperta a tutti, con picchi di eccellenza riconosciuti a livello europeo.
Dalla consapevolezza della gravità della situazione attuale, è nata lo scorso anno l’esigenza di mobilitarsi a difesa di un sistema di formazione, che, nonostante i suoi limiti, ha formato generazioni di intellettuali e di lavoratori ricercati anche all’estero. Ancora oggi, purtroppo, pochi colleghi, genitori, studenti e cittadini conoscono i veri contenuti della “riforma” Gelmini e del P.d.l. Aprea. È dunque necessario estendere ancora la conoscenza di un progetto pericoloso per il futuro della scuola e dell’intera società italiana, nella certezza che la consapevolezza sia la base di ogni lotta, e che la lotta collettiva sia necessaria per la difesa di un bene di tutti.
Matteo Cucchiani - Coordinamento lavoratori della scuola “3 ottobre”

2 gennaio 2010

Prossima riunione

Prossima riunione del
Coordinamento lavoratori della scuola "3 ottobre":

giovedì, 7 gennaio '10
ore 16.00


presso Casa Morigi
Via Morigi, 8
MM Cairoli

(Citofonare Arte officina o Sala riunioni)