Il 19 Gennaio si è svolta a Roma un'assemblea di lavoratori precari della scuola molto partecipata: erano presenti, oltre a varie realtà romane, rappresentanze sia docenti che personale ATA di Ravenna, Napoli, Milano, Modena, Bologna, Firenze, Cosenza, Latina, Torino, Palermo, Bari. Tra i docenti, oltre ai precari storici delle graduatorie, c'erano i neo-abilitati o abilitandi di TFA e PAS.
Negli interventi tutti hanno lucidamente analizzato il dato della sostanziale continuità nelle politiche scolastiche dai governi Berlusconi a quello Letta. Tale continuità si esplica nel considerare l'istruzione pubblica come un settore sul quale tagliare. Ciò viene attuato da un lato attraverso l'impoverimento della formazione offerta agli studenti di ogni ordine e grado, dall'altro nell'esperire ogni via di ulteriore precarizzazione del lavoro nella scuola e nella diminuzione dei diritti contrattuali dei lavoratori non precari. Si è arrivati allo scippo vero e proprio: ai precari è negato sia il godimento del diritto alle ferie, sia il loro pagamento; senza contare che lo stipendio dei supplenti arriva sempre con molti mesi di ritardo.
Lo dimostrano inoltre i progetti di taglio indiscriminato della durata dei cicli scolastici, la riduzione del sostegno offerto agli alunni con maggiori difficoltà attraverso i BES, la volontà di valutare per ridurre le risorse attraverso l'INVALSI, il rifiuto di ogni Ministro del MIUR succeduto alla Gelmini di ritirarne i tagli e la disastrosa riforma dei cicli superiori. Le sperimentazioni già avviate, ad esempio in Lombardia, mostrano senza ombra di dubbio che sono queste la direzione e la finalità delle politiche scolastiche.
Non è certo un caso che persino l'Europa, lo spettro continuamente riproposto per attuare le politiche di austerity che colpiscono tanto pesantemente anche la scuola, abbia sanzionato l'Italia: per i livelli della precarizzazione del lavoro nella scuola non si può nemmeno dire “ce lo chiede l'Europa”. E non solo: l'Italia riesce ad andare addirittura oltre le pesanti politiche di tagli e privatizzazioni portate avanti da Commissione Europea. Continua, in forme diverse, a fare abilitare nuovi insegnanti senza preoccuparsi delle reali possibilità lavorative, ma solo di quanto questi meccanismi contribuiscano a finanziare enti formativi pubblici e privati; bandisce concorsi che si rivelano del tutto fallimentari e ne minaccia altri, con 200.000 persone ultra-formate già presenti nelle graduatorie. Questo al fine della propaganda e della divisione dei precari, una logica completamente rigettata dai presenti in assemblea.
Di fronte a una tale situazione i precari hanno rilanciato già dal prossimo febbraio un piano di mobilitazioni e hanno predisposto strumenti attraverso cui farsi promotori di una propria visione propositiva rispetto all'idea di scuola pubblica che hanno in mente. Questa prevede la destinazione di risorse adeguate al comparto formazione, la restituzione e il potenziamento dell'offerta culturale della scuola, la stabilizzazione dei lavoratori nelle mansioni per cui si sono formati con il rifiuto dell'idea dell'organico funzionale.
Saranno potenziate le realtà locali esistenti stimolando la nascita, dove ora non ci sono, di coordinamenti di lavoratori della scuola. Ci si impegna a un costante lavoro di raccordo e a periodiche assemblee nazionali dislocate in varie parti del territorio per consentire iniziative e analisi condivise.
Per il periodo prossimo, sono state decise due iniziative nazionali. La prima è il “giorno della dignità precaria”: il 21 marzo i precari chiederanno tutti un giorno di quelle ferie di cui è stato loro sottratto il pagamento: emergerà sia in caso di rifiuto che di accoglimento della richiesta, il dato della assoluta necessità del lavoro dei precari per il funzionamento della scuola.
Questa iniziativa dovrà preparare lo sciopero “precario” dell'11 aprile, per la cui indizione hanno già dato la loro disponibilità in assemblea USI e CUB e a cui si chiameranno a partecipare tutto il mondo della scuola e le altre organizzazioni. La piattaforma sarà racchiusa nello slogan: “E' l'Europa che ve lo chiede!”. Nel giorno dello sciopero si svolgerà a Roma una manifestazione nazionale dei lavoratori precari della scuola.
Si svolgeranno quindi già da febbraio iniziative coordinate a livello nazionale, ma praticate sul piano locale, ad esempio: sit in e presidi davanti al MEF (per Roma) e alle sedi degli organismi europei, azioni di contestazione davanti alle sedi del PD, principale partito di governo.
Ci sarà quindi per delegazioni dei coordinamenti cittadini una presenza alla Corte di giustizia europea di Strasburgo, per dare sostegno alla sentenza sanzionatoria comminata all'Italia contro il lavoro precario.
Si ribadisce il no all'INVALSI e agli altri provvedimenti lesivi contemporaneamente dei diritti al lavoro e all'istruzione, a partire dalla riduzione di 1 anno del ciclo superiore. Per tutti si prevedono iniziative di opposizione e protesta. Analogamente i coordinamenti precari promuovono l'approvazione in tutte le scuole di mozioni No-BES all'interno dei collegi docenti e azioni di boicottaggio e non collaborazione da parte di tutti i lavoratori della scuola pubblica di ogni provvedimento o sperimentazione sugli stessi BES, così come ora concepiti dal MIUR: un provvedimento per tagliare altre cattedre introducendo fantomatiche nuove strategie didattiche a costo zero.
Si rifiuta anche la logica della contrapposizione tra poveri determinata dalla molteplicità dei percorsi abilitanti. Si auspica infatti la realizzazione di un percorso di mobilitazione comune nel quale ai precari storici si affianchino i neo-abilitati dei TFA e gli abilitandi dei PAS: questo percorso, nel rispetto dei diritti acquisiti di ciascuno, è finalizzato a rivendicare come unica soluzione possibile il rilancio della scuola pubblica. Parimenti si parteciperà alle mobilitazioni che riguardano più da vicino il personale di ruolo, come quelle relative al rinnovo del Contratto e alle pensioni, convinti che si debba lavorare alla ri-costruzione di una coscienza comune verso i comuni obiettivi lavorativi e culturali.
Per quanto attiene all'organizzazione, l'assemblea ha ribadito la necessità di rilanciare un movimento di lavoratori precari autonomo e trasversale, in dialogo con la altre componenti della scuola, e che, in un'ottica inclusiva, possa essere il riferimento di tutti i lavoratori precari quale che sia la loro provenienza.
Rimanendo il contenitore quello dei Precari Uniti, si determinano regole più chiare sulle list e sui documenti. Le list verranno riaggiornate e i diversi coordinamenti si impegnano a una partecipazione attiva e continua – ma senza eccessi che rendono faticosa la lettura – in un'ottica di confronto e di rispetto delle divergenze, al fine di una discussione articolata che possa portare all'adozione di decisioni comuni. Sui documenti si concorda che devono essere il frutto di una maggiore e piena condivisione, maturata attraverso i tempi di volta in volta opportuni e necessari.
Accanto alla mailing list, rimarrà attivo come efficace strumento di comunicazione verso l'esterno la pagina facebook Precari Uniti già esistente.
Una questione rilevante è quella della comunicazione. Ci si impegna alla redazione di documenti che escano sui media e sui quali si spingano forze politiche e sindacali a prendere posizioni chiare. Ci si impegna inoltre alla realizzazione di un Contro-Referendum che smascheri l'operazione referendaria propagandistica sbandierata dal Ministro Carrozza.
Si formano inoltre commissioni basate su aree disciplinari finalizzate al rilancio della parte programmatica delle rivendicazioni dei precari. Si stabilisce che una prima commissione sarà quella incaricata della redazione di un documento di critica sull'organico funzionale.
Di fronte alla gravità della situazione e a fronte di questo pronunciamento europeo a loro favorevole, i precari hanno rilanciato, già dal prossimo febbraio, un piano di azioni di protesta e mobilitazioni coordinate (sit-in e presidi davanti al MEF e alle sedi degli organismi europei, contestazioni davanti alle sedi degli Uffici scolastici e del PD, principale partito di governo) che culmineranno in due giornate:
- 21 marzo, che sarà il “giorno della dignità precaria”, in cui precari chiederanno un giorno di quelle ferie delle quali è stato loro sottratto il pagamento.
- 11 aprile, in cui si terrà il primo “sciopero precario”, a cui sarà chiamato a partecipare tutto il mondo della scuola con una manifestazione nazionale a Roma.
Le richieste imprescindibili dei precari della scuola sono: un reale rifinanziamento del settore; il ripristino delle ore di lezione tagliate e il potenziamento dell'offerta culturale; la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari nelle mansioni per cui si sono formati; il rifiuto dell'organico funzionale. .
I coordinamenti hanno inoltre assicurato il loro impegno per promuovere l'approvazione, in tutte le scuole, di mozioni No-BES e azioni di boicottaggio degli stessi e delle prove Invalsi.
Pagina di riferimento su facebook.
Nazionale:
PRECARI UNITI CONTRO I TAGLI
Locali:
Coordinamento lavoratori scuola 3 OTTOBRE Milano
Coordinamento Precari Scuola BOLOGNA
Coordinamento Precari Scuola ROMA
Coordinamento Precari Scuola NAPOLI
Coordinamento Precari Scuola RAVENNA
PRECARI UNITI CONTRO I TAGLI ROMA
MOVIMENTO PRECARI SCUOLA FIRENZE
Precari TORINO
Coordinamento Precari Scuola LATINA
Precari della scuola in lotta MODENA
Precari di COSENZA
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