2 febbraio 2010

Contributo dall'assemblea interregionale di Bologna del 24/01/'10

Cari/e colleghi/e,

nell’assemblea di domenica scorsa ci siamo potuti vedere e parlare e questo è il quadro che abbiamo dipinto e le decisioni che abbiamo preso. Vi scriviamo perché nella prossima Assemblea di Napoli questa nostra proposta possa essere condivisa e rilanciata a livello nazionale.

Le scuole sono senza soldi e la mannaia dei tagli cade inesorabile. L’avanzare della riforma impone un vertiginoso salto all’indietro nel tempo per riportare la scuola pubblica al maestro unico, alle classi di 30 alunni, all’avviamento al lavoro, eliminando i laboratori e inserendo di nuovo disciplina e gerarchizzazione. Un’operazione, poi, a tutto vantaggio delle scuole private che già sventolano i loro magri bilanci e con la bava alla bocca battono i pugni sul tavolo dei finanziamenti. Di fronte a tutto questo l’azione dei partiti d’opposizione è inesistente e i maggiori sindacati sembrano impegnati in altro. Noi pochi e negletti, ma non piegati.

Sappiamo che non possiamo cedere, ma le poche forze che abbiamo le dobbiamo usare con coscienza e determinazione. Coscienza, innanzitutto, che questa battaglia di civiltà, prima ancora della vittoria contro il progetto di distruzione della scuola pubblica, avrà l’obiettivo primario di salvare la nostra dignità; pur nella sconfitta sapremo di aver fatto tutto quanto era in nostro potere per evitare di trovarci a vivere e lavorare (forse) nella galera che ci stanno preparando. La determinazione, in secondo luogo, che deriva dal credere che comunque non tutto è perduto, che la riforma avanza solo grazie alla collaborazione nostra e dei nostri colleghi, dei Dirigenti Scolastici e dei dipendenti degli Uffici Scolastici Provinciali e Regionali. Se noi smettiamo questa assurda e complice collaborazione, il Ministro non avrà i tempi tecnici per renderla operativa. E se, quindi, si troverà di fronte al rifiuto netto e inflessibile dei suoi cittadini dovrà arrendersi, così come saranno costretti ad arrendersi i potentati mafioso-economici in Val di Susa.

Per questo, come avviene quando i lavoratori di fronte all’arroganza della proprietà e alla mancanza di risposte alle loro legittime richieste decidono di incrociare le braccia, di bloccare la produzione e se necessario bloccare la città, così noi dobbiamo bloccare la nostra produzione. Dobbiamo fare tutto quanto è in nostro potere per evitare che si ripeta l’assurda situazione della scorsa primavera, quando i tagli furono conteggiati sulla base di una circolare (C.M. 38/09) che, priva di firma, non aveva alcuna validità legale. Il nostro obiettivo, quindi, è di arrivare alla fine dell’anno senza che siano stati concretamente realizzati dagli USP e dalle scuole i tagli all’organico, per poi imporre il rinvio con un imponente blocco degli scrutini. Solo a partire da questa necessaria vittoria si può sperare ancora di vedere cancellato l’intero ammontare triennale dei tagli.

È noto che il blocco ad oltranza degli scrutini di fatto non è più praticabile a causa della legge 146 del 1990 e non fa più parte dell’immaginario delle forme di lotta degli insegnanti. È possibile, però, pensare di rimandare le operazioni di scrutinio usando al massimo gli strumenti che abbiamo a disposizione, senza dimenticare che, come ci insegna Gandhi, di fronte ad un governo ingiusto che opera con strumenti e per fini moralmente ignobili, a volte diventa doveroso disobbedire civilmente alle leggi in nome della difesa di quei diritti che vengono calpestati.

Proponiamo, quindi, di indire noi stessi a livello provinciale due giornate di sciopero a partire dal giorno della fine delle lezioni, (è una procedura semplice che ogni coordinamento o collettivo può fare e ovviamente saremo aperti a qualunque sindacato volesse unirsi a questa iniziativa). Al termine di queste due giornate prolungheremo lo sciopero proclamando la stato di agitazione per tre giorni di boicottaggio dello scrutinio. Con l’accordo del consiglio di classe (o anche senza) è possibile, infatti, prolungare i tempi di svolgimento delle operazioni richiedendo l’applicazione pedissequa della norma e obbligando a rimandare alla giornata successiva quanti più scrutini possibili. Avremo ottenuto così di rimandare di una settimana circa le operazioni finali di scrutinio con una inevitabile ripercussione sulla composizione delle commissioni d’esame e sulla programmazione delle vacanze degli italiani.

Certo ora le nostre forze sono minime, ma il tempo per costruire un’opposizione dal basso c’è ancora. È chiaro, invece, che la battaglia ce la giochiamo in questi mesi, perché se non riusciamo, da qui a giugno, a fermare il conteggio dei tagli, a settembre non ci sarà molto da sperare. Dai prossimi anni saremo disoccupati, iper-precari, sottopagati, ricattati, dispersi e quindi divisi.

Crediamo, inoltre, che la nostra lotta sia in difesa del diritto di tutti ad una scuola di qualità. Ricordando infatti che la scuola è un organo costituzionale che ha il suo fondamento nell’articolo 3 della Costituzione, cioè che ha il compito di rimuovere gli ostacoli che di fatto limitano la realizzazione e la piena partecipazione di tutti i suoi cittadini alla vita pubblica della nazione, crediamo che i genitori, gli studenti e i lavoratori in generale che vivono sulla loro pelle gli effetti del governo sulla scuola e sul loro lavoro (se sapremo spiegare), sapranno comprendere i motivi della nostra lotta ed accettare eventuali disservizi dovuti al rallentamento delle procedure di scrutinio. Inoltre, sembra che alcuni Presidenti dei Consigli d’Istituto comincino a rifiutarsi di firmare i bilanci delle scuole perché in passivo a causa dei mancati finanziamenti dal Ministero. A questo punto, forse, siamo noi ad essere indietro rispetto alla lotta dei genitori?

La cosa essenziale è, dunque, l’informazione; per questo è necessario partire fin da ora. Da subito ci faremo portatori della proposta in ogni occasione di dibattito sulla scuola. All’interno delle nostre scuole e delle assemblee sindacali. Dalla prima settimana di febbraio cominceremo con dei picchetti davanti alle scuole superiori nei quali vedere in faccia i nostri colleghi e gli studenti, per spiegare, spronare, incitare.

Inoltre, abbiamo deciso di convergere su queste iniziative per tentare di risvegliare la coscienza sopita della scuola.

  • Partecipare il 29/01 alle assemblee indette dalla Gilda in occasione della probabile approvazione in consiglio dei ministri della Riforma superiori
  • Partire con una lunga campagni di picchetti all’ingresso delle scuole
  • Volantinare agli Open day per parlare con i genitori
  • Sfruttare la giornata in cui scade l’approvazione dei bilanci delle scuole
  • Picchetti nelle giornate di esame dei trepuntifici
  • Blocco della conferenza dei servizi

Appoggeremo ovviamente qualunque altra iniziativa che abbia lo scopo di difendere la scuola pubblica bloccando l’avanzare dei decreti attuativi e sosterremo in ogni occasione la campagna per il boicottaggio degli scrutini.

Comincia per noi ora questa nuova fase di opposizione civile, ma radicale, all’ottusità e all’avidità di questo governo e delle lobby che lo controllano. Difendiamo la nostra dignità di cittadini, di insegnanti e dipendenti pubblici. Se non ora, quando?

Bologna, 24/01/2010

Coordinamento dei Precari della Scuola di Bologna
Gruppi d’Azione Precari di Genova
Coordinamento lavoratori della scuola “3 ottobre” di Milano
Coordinamento dei Precari della Scuola di Mantova
Rete Organizzata Docenti ed ATA Precari del Venezia
Comitato Precari Scuola Siena


Hanno partecipato alla discussione e condiviso gli indirizzi di fondo anche:
Coordinamento dei Precari della Scuola di Modena
C.I.P.ì. di Firenze
Rete Precari Scuola Pisa-Livorno

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